mercoledì 27 gennaio 2010

Non ho mai ucciso e mai ucciderei. Non ho mai bevuto e mai lo farei.

Sa mort nous sépare. Ma mort ne nous réunira pas. C'est ainsi; il est déjà beau que nos vies aient pu si longtemps s'accorder

Simone de Beauvoir


Scenario

Vampiri apatici avvolti in cappotti elastici

sbattono le ali e sibilano nella schiuma

di birre e composti per armi chimiche


Lune storte stilizzate su tutte le strade

portano a Roma gli alcolici in processione

su fogli incollano gli amari e l’amore

disegnano Dylan Dog e contano i mostri


All’interno

Luci al neon in lune a forma di pène

fluorescenti sfidano l’invidia del buio

Siamo in una toilette piena di scritte


“Credo in Dio. Credo all’Amore”

numeri a metà segnati sul muro

di gente confusa presa dalla fretta


Varcato l’uscio crediamo più a niente

fino al prossimo impulso dal basso

ventre chiuse dietro le porte del cesso

fisso il vetro cieco nei denti di gesso


Una breve aggiustata ai capelli empi

simboli di riconciliazione e pace

lì perdiamo tra il pettine i ricordi

come dopo il sonno sfregati gli occhi


In religioso silenzio

Attendo di sfogare lo stato di eretico

nel piacere sano del sangue alterato

sognando me stesso

che sogna se stesso


Infatti esco

--Esco e rimango solo io

e l’universo--


Seleziono e cancello le risa coi guanti

in un click trema il bicchiere in una mano

e ricomincio il sudoku di abbracci sudato


nell’altra lo sporco e le linee della vita

accanto il mio migliore amico è riuscito

a ordinare da bere di nuovo. Lo amo


Apologia della festa

A rimanere a casa di morte ero vivo

qui anche, ma non me ne accorgo

se condivido la fila i denari e la puzza


vestito, il peggiore dei bar di Caracas

si espande nel centro di Roma capoccia

Ringrazio la vita, i taxi e il rum d’annata

che danza asciutto sulle punte, delle dita