Uno alla volta
Ping pong, ping pong
Soffoca il lato nostalgico
Scandito dalle case che abita
percorre d’istinto le rapide
che la sorte attende alla fonte
Dai prati ai parati
sigillato in scatola
spia con enfasi le cose sciogliersi
Sul divano raccoglie le briciole
di memoria in memoria la furia
spazzola e nasconde
Quello che c'era nel tempo e ora non c'è
Per questo mischia nei simboli le sue storie.
Pezzi di sè nell’Armadio
ogni gesta dimenticato
trova nel fondo del giorno
un posto e un conforto
Parla del resto con la coda dell'occhio
e convince altri di amare sè stesso
più di sè stesso, cerca la fine e l'inizio.
Indossa ogni sua forma, ogni suo vizio
Ordina le sue mode
trova un ripiano per loro rimedio
Le nuove e più belle in fila per prime
l'illusione comprime le altre sul fondo
Con tutte non sa cosa fare
Bene
Ci parla
Le piega
Le offende
Le appende
Le scarta
Le esorta
Le scorda
Ci lotta
Le indossa
Le fissa per l’ultima volta
Le passa a trovare quando ricorda
che come lui l’armadio invecchia
Le getta
Prima che dormendo la nafta
le assorba. Ed il tempo assorba
Prima che il fruscio che ha nella testa
renda la frequenza rumore costante
L’armadio diventi leggenda
le cose riposte divengano nebbia
Si alza e lo guarda
Indugia e lo svolge
Schiarisce la voce e
lo stringe tra le braccia
Un vecchio pallino passato
pandant con il mondo futuro
Soffoca. Scopre. S'accende