Caro amico Adam Smith,
oggi mentre facevo la cacca
ho capito che tu pensavi le stesse cose
che pensavo anche io.
Quando ci incontreremo dopo morti
non mancherò di fartelo presente.
“Quando le passioni originarie della persona direttamente interessata sono in perfetto accordo con le emozioni simpatetiche dello spettatore, necessariamente appaiono a quell’ultimo giuste, appropriate e adeguate ai loro oggetti; per contro, quando egli, riconducendo il caso a sé stesso, scopre che quelle passioni non coincidono con ciò che sente, necessariamente gli appaiono ingiuste, inappropriate e inadeguate alle cause che le suscitano..
..Approvare o disapprovare le opinioni degli altri, dunque, come ognuno riconosce, non significa altro che osservare il loro accordo o disaccordo con le nostre. Ma è ugualmente così per ciò che concerne l’approvazione o disapprovazione degli altrui sentimenti o passioni…
..Ogni facoltà in un uomo è la misura con cui egli giudica l’analoga facoltà in un altro. Io giudico la tua vista in base alla mia, il tuo orecchio in base al mio, la tua ragione in base alla mia ragione, il tuo rancore in base al mio rancore, il tuo amore in base al mio amore.
Non ho e non posso avere altro modo per giudicarli.”
The Theory of Moral Sentiments, Adam Smith 1759
Quanto dura la guerra del sempre guerra?
Quanti anni aveva il Kant quando impazzendo ha compreso
che la vita aveva un limite mentre lui meno?
Quanti abitanti avrebbe la Lettonia in un singolo istante
in cui donne e bambini si partoriscono a vicenda?
Se avessi studiato a scuola,
ripeto per chiffaffinta di imparare,
se avessi studiato a scuola
invece che solo la paura, invece che solo il rispetto
piuttosto della paura di alcuni
che il rispetto non sarebbe bastato ad illudere tutti,
se avessi studiato allo specchio
la storia
la filosofia
la geografia
l'economia
le scienze
la gelateria,
come la studierei adesso
che stosenza più niente in tasca da frugare
seduto sopra ad un cesso a guardarmi dentro,
forse avrebbero avuto più di un senso univoco,
più senso di non averne alcuno,
che a fari spenti se non a sbattere contrun palo
di meglio c’è che non arrivi da nessuno.
Forse la filosofia
sarebbe stata di me stesso la coscienza
e non la coscienza di chi filosofo è stato per sua scelta,
forse la storia sarebbe stata la storia di me stesso,
dimestesso il passato, dimestesso il presente
fino al futuro che cinonda e ci respinge indietro.
Forse la geografia
sarebbe stato il mondo che mi circonda, ora
e non una sfera rotonda tutta colorata dove rotolare le parole
in ordine fiumi, in ordine monti, in ordine animali
così come in ordine piante
che nascono lì e muoiono poco distante.
Le scienze sarebbero stati l’amore per la ricerca,
l'amore che non te lo inventi chino su banco,
e non invece la ricerca di un amore,
che se mi spieghi parlandomi direttamentin bocca
guardandomi direttamente gli occhi
che tutto è regolato da un ormone,
almeno smetto di cercare dentro
il posto dove l'anima ha nascosto il suo valore.
Forse sarebbe l'economia,
il tasto dolente, lo scambio di cose per altre case
nuove cose per altre case
stabilito da chi, regolato dal come,
ha interesse che le cose abbiano una loro casa,
e i sentimenti altrettanto un loro prezzo
rimarrebbe quello che è stato,
che ci divide ma ci vorrebbe uguali
per non disperdere il seme, per noi che non perdiamo la speranza
di ballare insieme su di un campo di tizzoni ardenti,
chi più, chi mai.
E la gelateria
forse sarebbero stati gelati comunque,
di gusti differenti, anzi non forse, sicuramente
come sono stati in realtà anche se non li ho mai studiati
solo mangiati, dal centro fino ai bordi,
prima il cono giù dal fondo
guardando intorno, aspettando che la gente imparasse,
e poi su a risalire fino alla panna seconda,
quello sì che mi ha insegnato cosa fare e come farlo
per complicarmi cose che in realtà erano semplici,
che si scioglievano al sole,
per separare i sensi e fidarmi solo di uno alla volta solo
e attaccandomi etichette colorate a delle vasche ricolme
di paure di mondi sconosciuti,
mi ha spiegato come ingannarmi
e nascondermi dietro le mie poche certezze.
Limone
fragola
e panna