lunedì 27 aprile 2009

New Love grows on trees (LA MAESTRA PATRIZIA E L’ORSO)

La maestra Patrizia tornando a casa incontrò un orso.La maestra Patrizia scappò via e andò da un cacciatore. Aiuto! aiuto! c'è un orso che mi insegue! gridò la maestra Patrizia.Okay, ci penso io, rispose il cacciatore.

Allora corse a prendere il fucile e si mise a rincorrere l'orso, ma l'orso furbo si rifugiò nella foresta. Allora il cacciatore corse con il fucile e decise di rincorrere l’orso, ma l’orso non era più un orso, o almeno non era più l’orso che era stato un secondo prima, e questo non cambia la scena.

Il cacciatore lo cercò dappertutto ma non lo trovò. E il tempo passava. Per entrambi, e anche per la maestra Patrizia

A un certo punto il cacciatore udì un rumore;

l'orso si stava avvicinando a lui.

Il cacciatore si accorse che l'orso era dietro di lui, nonostante il tempo passato senza udire nulla, l’avesse reso più simile ad un albero che a un cacciatore. Aveva dimenticato  l’odore dell’orso, ma aveva ancora memoria.

Allora il cacciatore si girò di scatto, per quanto sia capace un cacciatore, più simile ad un albero che ad un cacciatore, e sparò in alto in alto. Molto in alto. Quello che il peso del fucile, che col tempo era diventato troppo grande, gli permise.

L'orso, che se non era più lo stesso orso prima, figuriamoci adesso, che aveva dimenticato l’odore del cacciatore, e del fucile, ma che aveva ancora una memoria, ebbe così tanta paura che si rifugiò in una caverna e da quel giorno non uscì più.

E così la maestra Patrizia poteva tornare a casa tranquillamente*

E tutti vissero

 

*o comunque tornò alla prima casa che credette di conoscere. Perché anche la maestra Patrizia non era la stessa dell’inizio della storia, aveva dimenticato l’odore di casa, e forse non aveva più neanche una memoria; per quanto poi incontrando un orso per la strada si possa rimanere gli stessi da prima a dopo. Ma questo non cambia la scena.

 

 

 

New Love grows on trees  (LA MAESTRA PATRIZIA E L’ORSO)

 

Per portare a votare mia nonno, votare

non sai che fatica, non l’ho mai fatto

portare nonna a votare nel secolo nuovo

nuovo per lei e nuovo per tutti

e nuovo millennio a cavallo

passeggiando sbuffando del passo sfasato

sangue nuovo e sangue asciutto a braccetto

bambole di pezza e bambole robot nonna

e nipote ai fatti conti di poter contare sul futuro

ma conta solo un presente se conta

nonna accompagno a votare come al bagno

nonna sorridente come se vedesse il suo futuro

il nipote quadro astratto indefinito

di amore e di non amore e di more

e io nipote di nonna come vedessi il mio

insieme e le lacrime, ma indefinito per le lacrime

che scorrono ai lati del mio viso del suo

che la tristezza per esperienza accompagna

a destra e a sinistra del caso

le mie convinzioni le rivoluzioni immaginarie

i raggi dalle fessure di una finestra dismessa

e tutto il resto che si possa aspettare

di convinzioni e raggi affilati

come lancette di un orologio richiuso

nel quadrante di un piccolo spazio in paradiso

 

e poi portare mio padre a votare,

non aver mai fatto neanche questo

un secolo che ci accompagna di spalle

le battaglie di guerre e di differenze

di piatti e forchette e le cene e i pranzi

ed i calci in-volontari sotto il tavolo

le proprie ansie di ghiaccio e gli occhi di grano

i sorrisi le bugie le macchie dei dico non dico

di giacca rossa a bottoni d’oro

di anni di amore di non amore

di lacrime che scendono o restano ai lati

che la tristezza per esperienza accompagna

a destra e a sinistra del caso

il proprio tempo e le convinzioni

affilate come lancette

di un orologio richiuso nel quadrante meccanico

di un piccolo spazio in paradiso

 

e poi portarmi a votare, quando sarà

lo farò senza averlo mai fatto immaginato

aggrappato al  mio secolo amarognolo

sull’orlo del mondo che ho visto che hai visto tu

sull’orlo della terra piatta

che per me si è trasformata in sfera  

solo per me e le mie voglie

di divani maschere guerre e differenze

tra me e me stesso

di qualcosa in  altro

oltre le proprie limitazioni

i sorrisi le bugie le macchie dei dico non dico

di giacca rossa a bottoni d’oro

di anni di amore e di non amore

e di lacrime che scendono o restano ai lati

che la tristezza per esperienza accompagna

a destra e a sinistra del caso

del tempo proprio ed di quello altrui

secondo le proprie convinzioni

affilate come lancette

di un orologio richiuso nel quadrante digitale

di uno piccolo spazio in paradiso

 

Un conto è vincere un conto è convincere

l’amore crescerà comunque sugli alberi

 

 

 

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