venerdì 17 luglio 2009

Limone Fragola e panna

Caro amico Adam Smith,

oggi mentre facevo la cacca

ho capito che tu pensavi le stesse cose

che pensavo anche io.

Quando ci incontreremo dopo morti

non mancherò di fartelo presente.

“Quando le passioni originarie della persona direttamente interessata sono in perfetto accordo con le emozioni simpatetiche dello spettatore, necessariamente appaiono a quell’ultimo giuste, appropriate e adeguate ai loro oggetti; per contro, quando egli, riconducendo il caso a sé stesso, scopre che quelle passioni non coincidono con ciò che sente, necessariamente gli appaiono ingiuste, inappropriate e inadeguate alle cause che le suscitano..

..Approvare o disapprovare le opinioni degli altri, dunque, come ognuno riconosce, non significa altro che osservare il loro accordo o disaccordo con le nostre. Ma è ugualmente così per ciò che concerne l’approvazione o disapprovazione degli altrui sentimenti o passioni…

..Ogni facoltà in un uomo è la misura con cui egli giudica l’analoga facoltà in un altro. Io giudico la tua vista in base alla mia, il tuo orecchio in base al mio, la tua ragione in base alla mia ragione, il tuo rancore in base al mio rancore, il tuo amore in base al mio amore.

Non ho e non posso avere altro modo per giudicarli.”

The Theory of Moral Sentiments, Adam Smith 1759


Quanto dura la guerra del sempre guerra?

Quanti anni aveva il Kant quando impazzendo ha compreso

che la vita aveva un limite mentre lui meno?

Quanti abitanti avrebbe la Lettonia in un singolo istante

in cui donne e bambini si partoriscono a vicenda?


Se avessi studiato a scuola,

ripeto per chiffaffinta di imparare,

se avessi studiato a scuola

invece che solo la paura, invece che solo il rispetto

piuttosto della paura di alcuni

 che il rispetto non sarebbe bastato ad illudere tutti, 

se avessi studiato allo specchio

la storia

la filosofia

la geografia

l'economia

le scienze

la gelateria,

come la studierei adesso

che  stosenza più niente in tasca da frugare

seduto sopra ad un cesso a guardarmi dentro,

forse avrebbero avuto più di un senso univoco,

più senso di non averne alcuno,

che a fari spenti se non a sbattere contrun palo

di meglio c’è che non arrivi da nessuno.


Forse la filosofia 

sarebbe stata di me stesso la coscienza

e non la coscienza di chi filosofo è stato per sua scelta,

forse la storia sarebbe stata la storia di me stesso,

dimestesso il passato, dimestesso il presente 

fino al futuro che cinonda e ci respinge indietro.


Forse la geografia

 sarebbe stato il mondo che mi circonda, ora

e non una sfera rotonda tutta colorata dove rotolare le parole 

in ordine fiumi, in ordine monti, in ordine animali 

così come in ordine piante 

che nascono lì e muoiono poco distante.


Le scienze sarebbero stati l’amore per la ricerca, 

l'amore che non te lo inventi chino su banco,

 e non invece la ricerca di un amore, 

che se mi spieghi parlandomi direttamentin bocca 

guardandomi direttamente gli occhi

che tutto è regolato da un ormone,

 almeno smetto di cercare dentro

il posto dove l'anima ha nascosto il suo valore.


Forse sarebbe l'economia,

 il tasto dolente, lo scambio di cose per altre case

nuove cose per altre case

stabilito da chi, regolato dal come,

ha interesse che le cose abbiano una loro casa, 

e i sentimenti altrettanto un loro prezzo

rimarrebbe quello che è stato, 

che ci divide ma ci vorrebbe uguali 

per non disperdere il seme, per noi che non perdiamo la speranza

di ballare insieme su di un campo di tizzoni ardenti,

chi più, chi mai.


E la gelateria

forse sarebbero stati gelati comunque, 

di gusti differenti, anzi non forse, sicuramente 

come sono stati in realtà anche se non li ho mai studiati

solo mangiati, dal centro fino ai bordi,

 prima il cono giù dal fondo

guardando intorno, aspettando che la gente imparasse,

e poi su a risalire fino alla panna seconda,

quello sì che mi ha insegnato cosa fare e come farlo

per complicarmi cose che in realtà erano semplici, 

che si scioglievano al sole,

per separare i sensi e fidarmi solo di uno alla volta solo

e attaccandomi etichette colorate a delle vasche ricolme

di paure di mondi sconosciuti, 

mi ha spiegato come ingannarmi

e nascondermi dietro le mie poche certezze.

Limone

fragola

e panna




 


1 commento:

  1. ho sempre pensato ad una gelateria..
    è giusto che i gusti finiscano, si mischino, in certi punti solamente,ma puri in altri.
    e' forse giusto stare davanti alle vaschette ed indicare l'etichetta.
    Rimarranno sempre ricolme di paure fragola o paure limone se non si toglie il coperchio...
    se lo si fa, cos' paure fragola e limone sono divise tra tutti e meno potenti.
    gli entusiasmi non devo essere frenati, ma assaggiare la fragola ed il limone.
    oppure stracciatella e pistacchio. ma chissenefrega dei pezzi di paura che si masticano. no?

    RispondiElimina

Commentanonmentire