mercoledì 22 luglio 2009

Episodio VII: Babilonia e l'impero del tempo

Pierinoeillupo spiega sibillinamente l'assenza precedente e la preoccupazione dei dottori:

Il tagliaerbe si è inceppato

nonostante ci sia tanta erba intorno,

eppure si è inceppato.

Il tagliaerbe si è inceppato per due motivi

umani, eppure si è inceppato. Ma riparte.

Da

Episodio VII: Babilonia e l’impero del tempo

Poiché nell'universo regnava il Caos, la dea Tiamat il dio Marduk si scontrarono. Marduk voleva mettere ordine nell'universo e combattè fino a quando non uccise la malvagia Tiamat. Poi Marduk prese il corpo della sua nemica Tiamat e lo divise in due parti: con metà formò il firmamento celeste, con l'altra metà formò le fondamenta della terra. Poi Marduk assegnò a tutti gli altri dei i loro posti e creò il Sole, la Luna, le stelle. Ma gli dei gridarono: - Signore Marduk tu hai affidato un compito a ciascuno di noi ma non hai dato a nessuno l'incarico di servirci e di sostenerci mentre noi lo eseguiremo. Rispose Marduk: - Prenderò sangue e ossa e ne formerò un piccolo fantoccio. Il suo nome sarà Uomo. Uomo servirà gli dei. Allora gli dei soddisfatti gridarono: - Signore Marduk, noi vorremmo mostrarti la nostra gratitudine costruendoti un santuario sulla terra. Per due anni interi lavorarono ed al terzo anno la città di Babilonia fu innalzata e, sopra a tutti, si ergeva il santuario di Marduk.

Preghiera a Marduk:

Etemenanki

Tempio del cielo e della terra,

e sopratutto tu Marduk

fa tu che io torni a casa

e non debba più sbattermi a modificare niente

che sia per cercare da mangiare,

o affidare le mie scarpe al caso,

spostarmi ad accendere trucchi differenti che riempiano la mia mente,

o mettersù una canzone che non stia già ascoltando,

fino a dover per forza chiudere gli occhi

prima di addormentarmi al buio.

Fa tu solo che io possa godere ogni singolo istante

che mi separa a qui alla tua eternità da frikkettone fascista.


Babilonia è nata,” la porta di Dio”

la chiamavano, e alla porta di Dio

continuano a bussare

come se Dio avesse una porta su cui aspettare

dietro un chiavistello usurato i propri figli

come se un nome avvicinasse una città a Dio

o gli uomini avessero bisogni di nomi per i loro segreti,

come i segreti di scatole dove riposare in pace.

Da allora

quando? Ehh? Babilonia è sepolta, viva

sotto un cumulo di macerie grigie

e umanità svuotate, che ha il nome Al Hilla, dongg

ora e amen, esclusa dalla propria dimensione

di sogno verità, ora provincia di Babilonia, in centro di Iraq.


A ottanta chilometri da Baghdà,

città di Dio, come Babilonia, come Baghdad,

a ottanta chilometri

Babilonia fu capitale di un impero

come Baghdad lo sembraltrimenti del suo

entrambi tra terra e cielo

settanta,

se non mi sbaglio a settanta c'è la tomba di quelli

che hanno fatto la guerra per salvare la città dai cattivi,

sessanta,

imperi che hanno amato le proprie genti

costruito sorgenti per loro dove cera solo terra

fuoco e aria prima

che il clima degenerasse, nell’arco di un istante

come degenera ogni cosa, istantaneamente.


Cinquanta, forse più forse meno dipende

come il lavorio di cavare un dente dipende dal dentista

che si interessa poco del dolore che lascia.

Quaranta, conta che coglianni la terra si sposta ma non vola

e lascia nello stesso punto le proprie colpe,

trenta, entrambe capitolate

costrette allo sterminio

assogettate all'imperio del tempo che sì vola

al sacrificio dovuto, che segue sempre ogni amore

Venti

come dopo averle amate, ogni singolo impero del tempo

le guarda dritto negli occhi un'istante

Dieci,

le proprie genti

e le costringe sempre a morire, una a

uno

Centro, lì arriveremo

impero su impero scomparsi a piacere del tempo

ammucchiati lunosullalltro.

Ittiti, Cassiti, Assiri, Stati Uniti,

solo refoli di vento che soffiano

a mò di fisarmonica, tirando al tiro della fune

che passa di manimano fino alla fine dei sogni

al calare del tempo, al calardeglocchi.

E che rimangono vivide ombre nel ricordo, opprimente

di chi l’ha sognate. Ma questo è troppo ottristente

Come Hammurabi ammirava il suo codice

le sue leggi e sè stesso, e la sua idea di giustizia

noi Uniti ammiriamo un fantasma,

come si ammira un fantasma bambino,

dal volto familiare ma sempre fantasma

e tutti restiamo lì, ad ammirarlo lì

brutti ma morbidi ai piedi di una montagna di macerie,

compiaciuti di doverlo chiamare impero.

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