Pierinoeillupo spiega sibillinamente l'assenza precedente e la preoccupazione dei dottori:
Il tagliaerbe si è inceppato
nonostante ci sia tanta erba intorno,
eppure si è inceppato.
Il tagliaerbe si è inceppato per due motivi
umani, eppure si è inceppato. Ma riparte.
Da
Episodio VII: Babilonia e l’impero del tempo
Poiché nell'universo regnava il Caos, la dea Tiamat il dio Marduk si scontrarono. Marduk voleva mettere ordine nell'universo e combattè fino a quando non uccise la malvagia Tiamat. Poi Marduk prese il corpo della sua nemica Tiamat e lo divise in due parti: con metà formò il firmamento celeste, con l'altra metà formò le fondamenta della terra. Poi Marduk assegnò a tutti gli altri dei i loro posti e creò il Sole, la Luna, le stelle. Ma gli dei gridarono: - Signore Marduk tu hai affidato un compito a ciascuno di noi ma non hai dato a nessuno l'incarico di servirci e di sostenerci mentre noi lo eseguiremo. Rispose Marduk: - Prenderò sangue e ossa e ne formerò un piccolo fantoccio. Il suo nome sarà Uomo. Uomo servirà gli dei. Allora gli dei soddisfatti gridarono: - Signore Marduk, noi vorremmo mostrarti la nostra gratitudine costruendoti un santuario sulla terra. Per due anni interi lavorarono ed al terzo anno la città di Babilonia fu innalzata e, sopra a tutti, si ergeva il santuario di Marduk.
Preghiera a Marduk:
Etemenanki
Tempio del cielo e della terra,
e sopratutto tu Marduk
fa tu che io torni a casa
e non debba più sbattermi a modificare niente
che sia per cercare da mangiare,
o affidare le mie scarpe al caso,
spostarmi ad accendere trucchi differenti che riempiano la mia mente,
o mettersù una canzone che non stia già ascoltando,
fino a dover per forza chiudere gli occhi
prima di addormentarmi al buio.
Fa tu solo che io possa godere ogni singolo istante
che mi separa a qui alla tua eternità da frikkettone fascista.
Babilonia è nata,” la porta di Dio”
la chiamavano, e alla porta di Dio
continuano a bussare
come se Dio avesse una porta su cui aspettare
dietro un chiavistello usurato i propri figli
come se un nome avvicinasse una città a Dio
o gli uomini avessero bisogni di nomi per i loro segreti,
come i segreti di scatole dove riposare in pace.
Da allora
quando? Ehh? Babilonia è sepolta, viva
sotto un cumulo di macerie grigie
e umanità svuotate, che ha il nome Al Hilla, dongg
ora e amen, esclusa dalla propria dimensione
di sogno verità, ora provincia di Babilonia, in centro di Iraq.
A ottanta chilometri da Baghdà,
città di Dio, come Babilonia, come Baghdad,
a ottanta chilometri
Babilonia fu capitale di un impero
come Baghdad lo sembraltrimenti del suo
entrambi tra terra e cielo
settanta,
se non mi sbaglio a settanta c'è la tomba di quelli
che hanno fatto la guerra per salvare la città dai cattivi,
sessanta,
imperi che hanno amato le proprie genti
costruito sorgenti per loro dove cera solo terra
fuoco e aria
che il clima degenerasse, nell’arco di un istante
come degenera ogni cosa, istantaneamente.
Cinquanta, forse più forse meno dipende
come il lavorio di cavare un dente dipende dal dentista
che si interessa poco del dolore che lascia.
Quaranta, conta che coglianni la terra si sposta ma non vola
e lascia nello stesso punto le proprie colpe,
trenta, entrambe capitolate
costrette allo sterminio
assogettate all'imperio del tempo che sì vola
al sacrificio dovuto, che segue sempre ogni amore
Venti
come dopo averle amate, ogni singolo impero del tempo
le guarda dritto negli occhi un'istante
Dieci,
le proprie genti
e le costringe sempre a morire, una a
uno
Centro, lì arriveremo
impero su impero scomparsi a piacere del tempo
ammucchiati lunosullalltro.
Ittiti, Cassiti, Assiri, Stati Uniti,
solo refoli di vento che soffiano
a mò di fisarmonica, tirando al tiro della fune
che passa di manimano fino alla fine dei sogni
al calare del tempo, al calardeglocchi.
di chi l’ha sognate. Ma questo è troppo ottristente
Come Hammurabi ammirava il suo codice
le sue leggi e sè stesso, e la sua idea di giustizia
noi Uniti ammiriamo un fantasma,
come si ammira un fantasma bambino,
dal volto familiare ma sempre fantasma
e tutti restiamo lì, ad ammirarlo lì
brutti ma morbidi ai piedi di una montagna di macerie,
compiaciuti di doverlo chiamare impero.
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