Cosa e´in questo caso l´Amore,?
assottigliando la distanza tra di Noi
Come e percome Pierino incontrò il Lupo
sono crepe nel cemento
Narrano di cambi di vento
di abitudini che si crepano
di chi era sicuro nel cemento.
Gli animali scalzi lo sentono
non hanno, e non perdono
Ricordi da convincersi
Un mare di paura in polvere
una palla che balla pura
sui lembi aperti di sé. Zen.
Il terremoto offende
l’intelligenza stabile
spoglia e l’anima le toglie
Trema l’inerzia al limitare
di ciò che mentre dorme
sotto il peso di carezze di madre.
La terra nera inghiotte e libera
il dolore passato ed il peccato
Il sacrificio relativo si dimena
riordina i pezzi della prospettiva.
Suonano alla porta
di ritorno da un futuro
di porte che non ci sono più
Ricordi da convincersi
non si entra e non si esce più.
Costruirono immobili
i propri desideri più grandi
Scolpirono maschere tribali
i visi dei nonni Pregarono
Sulle spalle dei figli. Precari
posarono mani e lacrime
raccolsero secondo tradizione
dentro vasi non comunicanti
otturando i solchi delle strade
Erano ere di mezzo
Era tardi. Dilagavano la peste
Si calpestava il calpestabile e più
del salvabile si salverà, nei libri:
Con sguardi Rapidi
A loro modo videro
E col tempo fecero la guerra.
Uno alla volta
Ping pong, ping pong
Soffoca il lato nostalgico
Scandito dalle case che abita
percorre d’istinto le rapide
che la sorte attende alla fonte
Dai prati ai parati
sigillato in scatola
spia con enfasi le cose sciogliersi
Sul divano raccoglie le briciole
di memoria in memoria la furia
spazzola e nasconde
Quello che c'era nel tempo e ora non c'è
Per questo mischia nei simboli le sue storie.
Pezzi di sè nell’Armadio
ogni gesta dimenticato
trova nel fondo del giorno
un posto e un conforto
Parla del resto con la coda dell'occhio
e convince altri di amare sè stesso
più di sè stesso, cerca la fine e l'inizio.
Indossa ogni sua forma, ogni suo vizio
Ordina le sue mode
trova un ripiano per loro rimedio
Le nuove e più belle in fila per prime
l'illusione comprime le altre sul fondo
Con tutte non sa cosa fare
Bene
Ci parla
Le piega
Le offende
Le appende
Le scarta
Le esorta
Le scorda
Ci lotta
Le indossa
Le fissa per l’ultima volta
Le passa a trovare quando ricorda
che come lui l’armadio invecchia
Le getta
Prima che dormendo la nafta
le assorba. Ed il tempo assorba
Prima che il fruscio che ha nella testa
renda la frequenza rumore costante
L’armadio diventi leggenda
le cose riposte divengano nebbia
Si alza e lo guarda
Indugia e lo svolge
Schiarisce la voce e
lo stringe tra le braccia
Un vecchio pallino passato
pandant con il mondo futuro
Soffoca. Scopre. S'accende
Sa mort nous sépare. Ma mort ne nous réunira pas. C'est ainsi; il est déjà beau que nos vies aient pu si longtemps s'accorder
Simone de Beauvoir
Scenario
Vampiri apatici avvolti in cappotti elastici
sbattono le ali e sibilano nella schiuma
di birre e composti per armi chimiche
Lune storte stilizzate su tutte le strade
portano a Roma gli alcolici in processione
su fogli incollano gli amari e l’amore
disegnano Dylan Dog e contano i mostri
All’interno
Luci al neon in lune a forma di pène
fluorescenti sfidano l’invidia del buio
Siamo in una toilette piena di scritte
“Credo in Dio. Credo all’Amore”
numeri a metà segnati sul muro
di gente confusa presa dalla fretta
Varcato l’uscio crediamo più a niente
fino al prossimo impulso dal basso
ventre chiuse dietro le porte del cesso
fisso il vetro cieco nei denti di gesso
Una breve aggiustata ai capelli empi
simboli di riconciliazione e pace
lì perdiamo tra il pettine i ricordi
come dopo il sonno sfregati gli occhi
In religioso silenzio
Attendo di sfogare lo stato di eretico
nel piacere sano del sangue alterato
sognando me stesso
che sogna se stesso
Infatti esco
--Esco e rimango solo io
e l’universo--
Seleziono e cancello le risa coi guanti
in un click trema il bicchiere in una mano
e ricomincio il sudoku di abbracci sudato
nell’altra lo sporco e le linee della vita
accanto il mio migliore amico è riuscito
a ordinare da bere di nuovo. Lo amo
Apologia della festa
A rimanere a casa di morte ero vivo
qui anche, ma non me ne accorgo
se condivido la fila i denari e la puzza
vestito, il peggiore dei bar di Caracas
si espande nel centro di Roma capoccia
Ringrazio la vita, i taxi e il rum d’annata
che danza asciutto sulle punte, delle dita